Un post lungo quasi quarant’anni. Diciamo grosso modo 1979-2017. Sì perché a fine anno (non proprio alla fine, nel periodo delle feste) mi sono ritrovato con vecchi smanettoni (si dice ancora? allora almeno era il modo corrente per geek, hacker e affini) quasi tutti più giovani di me. Per via dell’età io allora già lavoravo e sul computer mica c’era tutta la scelta di adesso. I gestionali (avevano capito tutto, lì c’erano i $oldi) usavano Cobol e linguaggi di report (se ricordo bene si chiamavano così). Noi invece Fortran. Alcuni anche Assembler (si dovrebbe dire Assembly), che cambiava da macchina a macchina (non da marca a marca, IBM allora…).
Poi improvvisamente sono comparsi anche da noi i Personal Computer, Apple ][ e tutti gli altri. Costavano caro ma c’erano e si stavano diffondendo. E c’erano i componenti compatibili da assemblarsi (vero Giorgio e Giòrs? (sono 2 diversi, con una carriera molto diversa)).
Su quelle macchine stava per nascere il software del futuro: VisiCalc (il bisnonno di Excel) e WordStar (il bisnonno di Word). E già c’era un linguaggio nuovo di pakka, facile da usare, sexy da non dire, il Basic. Anzi, il Basic era il sistema operativo, non esattamente ma molto interconnesso. E stava tutto sullo stesso dischetto (la parola floppy sarebbe venuta dopo); anche perché c’era di solito un solo drive. OK, la sto facendo troppo lunga, sapete noi vecchietti, con un tubo in piòla… (per i non locali di qui: con un mezzo litro di vino all’osteria).
A me il Basic non piaceva. L’ho usato, dopo, ma senza mai sentirlo mio. E l’altra sera i giovani (di allora) che raccontavano… Hanno avuto ragione loro, alla lunga. Io sostenevo che i linguaggi seri (essenzialmente il Fortran) erano compilati, molto più performanti. Ma poi cos’è successo? Non so quando ma hanno vinto gli interpretati. Io me ne sono accorto (cioè no ma avrei dovuto) con il Turbo Pascal 3.0 (copia copiata da una scuola). Nel suo ambiente integrato, molto migliore di quello del GW-Basic si scriveva, testava, debuggava e poi, solo alla fine, si creava il .COM. E se le risorse richieste erano eccessive potevi fare gli overlays da concatenare.
Ma si continuava a usare il Basic, interpretato; cambiava nome ogni tanto ma era sempre quello, evolveva ma rimaneva quello.
Salto passi intermedi e arrivo a Python (posso dire tanto tempo fa ormai) e tutta la trafila di scrivere, compilare, linkare (quella che ancora m’era rimasta) svanì. Poi si sono aggiunti altri linguaggi, tanti, tutti interpretati. Tranne quelli di sistema (un paio abbondante, più qualcuno ancora in gestazione). Ma ha vinto la filosofia del Basic.
Dev’esserci qualche condizione ‘strologica perché qualcuno ha twittato il link a May 1, 1964: First Basic Program Runs.
Dice tante cose: per esempio che io, se avessi saputo, se fossi stato più aggiornato, le cose che dico adesso potevo dirle prima ancora di iscrivermi al Poli.
Bello che Kemeny and Kurtz formed a company in the 1980s to develop True BASIC, a lean version that meets ANSI and ISO standards.
Uh! si trova ancora, qui: True BASIC | The Original BASIC.
No, non c’è per Linux.
Però è nostalgia anche quella, diversa dalla mia ma nostalgia.
Invece il Basic di adesso (OK, da un po’ di tempo) è JavaScript, disponibile in tantissimi sapori. Dirò la Verità, tutta la Verità, solo la Verità, Vostro Onore: a me non è che davvero mi piace, anzi.
Sto rifacendo lo stesso errore, lo stessissimo. La vita le esperienze, proprio niente eh! Nada, zilch.
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